psicoanalisi

Psicoanalisi

“La psicoanalisi come scienza è caratterizzata non dalla materia che tratta, ma dalla tecnica con la quale opera. La si può applicare tanto alla storia della civiltà, alla scienza delle religioni e alla mitologia quanto alla teoria delle nevrosi, senza far violenza alla sua natura. Ciò cui essa mira e che raggiunge non è altro che la scoperta dell’inconscio nella vita psichica.”

S. Freud

Come inizia un’analisi

A condurre la persona in una stanza d’analisi è quasi sempre la sofferenza, ossia il primo motore che la sospinge a ripensare e mettere in discussione tutto ciò che prima della comparsa del malessere ha considerato come normale, famigliare e funzionale. Questa è una condizione necessaria: l’analisi procede unicamente a partire da una domanda personale, e mai a partire un obbligo esterno.

Quando si attraversa un periodo di crisi, un periodo in cui il sintomo emerge causando disagio e sofferenza, l’equilibrio della vita viene alterato e l’angoscia, come un salvavita, segnala che qualcosa non sta funzionando nel rapporto del soggetto con il suo desiderio.

Cos'è

Con il termine psicoanalisi si indica la pratica clinica e la disciplina teorica fondata da Sigmund Freud (1856 – 1939), poi sviluppata, ampliata, integrata e perfezionata fino ai giorni nostri, in un costante dialogo di ricerca con altre forme del sapere quali la filosofia, la psicologia sperimentale, l’antropologia, le neuroscienze, l’etologia.

In uno scritto del 1923, Freud definisce la psicoanalisi nel seguente modo:

  1. Un procedimento per l’indagine di processi psichici ai quali altrimenti sarebbe impossibile accedere
  2. Un metodo terapeutico, basato su tale indagine.
  3. Una serie di conoscenze psicologiche acquisite per questa via, che gradualmente si assommano e convergono in una nuova forma del sapere.

Queste dimensioni non sono separate ed indipendenti: ogni psicoanalisi, presa una per una, si fonda sull’intreccio inestricabile di questi tre assi. Diversamente da ogni altro approccio alla cura, in psicoanalisi la ricerca di conoscenza, la terapia e la teoria che ne deriva sono la stoffa di un’esperienza in continuo divenire e in continua trasformazione. Per questo, come scrive Eric Kandel (Premio Nobel per la medicina nel 2020), essa rimane “la più convincente e coerente concezione dell’attività della mente di cui disponiamo”.

Chi la esercita

Chi pratica la clinica applicata con il metodo della psicoanalisi dev’essere uno Psicologo o un Medico, regolarmente iscritto all’Albo professionale della regione di riferimento, che ha conseguito un diploma di specializzazione presso una Scuola di Psicoterapia riconosciuta dal MIUR, e che parallelamente svolge una più approfondita formazione specifica comprendente un’analisi personale, supervisioni individuali e di gruppo, attività di ricerca e studio teorico e tecnico, partecipazione a congressi, convegni e seminari.

A chi è rivolta

Dal punto di vista clinico la psicoanalisi generalmente è rivolta a chi:

  • presenta sintomi che causano angoscia, impotenza, inibizione, malessere e disagio psichico (ansia, attacchi di panico, depressione e alterazioni dell’umore, aggressività, pensieri intrusivi ricorrenti e disturbi ossessivo-compulsivi, disturbi legati all’immagine del corpo, disturbi sessuali, disturbi alimentari e dipendenze patologiche)
  • Avverte difficoltà in alcune aree fondamentali della propria vita (famigliare, lavorativa, amorosa,…);
  • Sente di essere intrappolato in schemi e abitudini ripetitivi che portano a compiere sempre gli stessi passi falsi;
  • Necessita di una conoscenza più approfondita di sé per fare chiarezza sulle logiche attuali della propria vita e sulla crescita potenziale dell’orizzonte di consapevolezza del soggetto.

Condizioni

Prima condizione: “da un analista è necessario andarci”.

Jacques Lacan, che a lungo si è soffermato sulla logica dell’inizio del trattamento e del lavoro preliminare, ha sottolineato che, affinchè qualcosa accada, “da un analista è necessario andarci”.
La parola “Crisi” deriva da un termine greco, κρίσις, che se da un lato è strettamente legato al significato di “divisione” e “separazione”, dall’altro mantiene un’accezione del tutto positiva, andando ad identificare tanto il significato di un “punto di svolta” quanto quello di “discernimento”, di “scelta” e di “criterio”. Nel momento della crisi, alla persona viene confrontata con una preziosa opportunità: ripetere passivamente le strategie disfunzionali di fuga ed evitamento di tale sofferenza interiore, oppure impiegare attivamente tale energia in un dispositivo di ricerca, scoperta e cambiamento personale.

Seconda condizione: la “rettifica soggettiva”

La psicoanalisi è rivolta a chi intende arrivare alla radice dei propri problemi, ossia a chi non solo intende liberarsi dei sintomi, ma anche riconoscere e trasformarne le cause.
Questo passaggio non è scontato: Jacques Lacan, che a lungo si è soffermato sulla logica dell’inizio del trattamento e del lavoro preliminare, ha infatti sottolineato che se “da un’analista è necessario andarci” affinché qualcosa accada, ciò non significa che questo sia sufficiente perché il discorso del paziente si apra nella direzione della cura.
Lacan ha avuto il merito di formalizzare il ruolo che l’implicazione soggettiva ha come vero “punto di svolta” della crisi, preliminare a qualsiasi cambiamento di posizione. Questa “rettifica soggettiva” ha a che vedere con il piano etico, ponendo il soggetto di fronte ad un livello del discorso che non ha semplicemente a che vedere con le sue elucubrazioni mentali, ma con il livello soggettivo più elevato della responsabilità circa il proprio sintomo e circa il proprio desiderio. La psicoanalisi confronta ogni singola persona con il funzionamento di ciò che ci rende umani, dotati di un’autocoscienza e di capacità di auto-osservazione. Pensare questa responsabilità, il proprio livello di implicazione nel sintomo di cui si soffre e di cui ci si lamenta, non basta a scalfire la tenacia con la quale il soggetto rimane agganciato al suo sintomo, ma rappresenta una condizione indispensabile per l’avvio del trattamento analitico.

A cosa serve

Come abbiamo sottolineato la psicoanalisi non si limita a guarire i sintomi, ma ha effetti profondi sulla persona producendo cambiamenti di posizione stabili sull’intera organizzazione della personalità.

Il terapeuta da questo punto di vista, grazie alla sua sensibilità clinica, è comunque in grado di modulare il trattamento perché non sia troppo “soft” o troppo “strong”.
L’obiettivo fondamentale resta sempre, una volta valutato il livello di solidità della struttura psichica, la tutela della salute individuale. La psicoanalisi rimuove gli ostacoli e riduce le angosce che impediscono alla persona di accedere ad un’autentica libertà di scelta e di espressione, al fine di avvicinarla il più possibile alla realizzazione della sua vocazione, in accordo con i limiti posti dalla realtà della vita quotidiana.

  • Avvicina la persona alla propria verità soggettiva, smascherando difese automatiche, meccanismi di autoinganno e auto-sabotaggio che impediscono scelte consapevoli e conformi al proprio desiderio.
  • L’indagine sull’inconscio pone in risalto i meccanismi e le dinamiche disfunzionali che tendono a ripetersi nella vita della persona e che vengono vissute passivamente come un copione già scritto o come un destino.
  • Permette di cogliere i processi di mistificazione e distorsione riguardo sé stessi e gli altri, al fine di reperire nuove prospettive e strategie per affrontare problemi da sempre evitati, sviluppando la capacità di vedere sé stessi e il mondo in un modo nuovo.
  • Ponendo in risalto gli aspetti contraddittori e conflittuali del soggetto, la psicoanalisi mira all’integrazione delle parti negate, rimosse o inibite di sé che indeboliscono e devitalizzano l’esistenza. Questo ha come effetto una maggior tolleranza della frustrazione, del senso dell’attesa, della sospensione circa una risposta definitiva e concreta alla domanda “come si fa a vivere?”, e della regolazione emotiva.
  • Apre il soggetto ad una dimensione creativa e inedita dello spazio linguistico in cui le persone in relazione si muovono e interagiscono fra loro. Se la psicopatologia inibisce ed ostacola l’apertura della persona all’esperienza, il trattamento condotto con il metodo della psicoanalisi permette di liberare maggiore ricchezza e libertà, acquisendo al contempo maggiore elasticità, spontaneità e apertura.

Come funziona

Le libere associazioni

La libera associazione è uno degli strumenti più potenti che lo psicoanalista ha a disposizione nel suo lavoro, Consiste nell’invitare esplicitamente chi desidera iniziare un trattamento a esprimere tutto quello che gli viene in mente nel corso della seduta, cercando di limitare il più possibile quei filtri o giudizi che segnano la differenza tra ciò che si pensa davvero e ciò che si finisce per condividere con il terapeuta.

Il trattamento analitico, secondo Freud, “si basa sulla sincerità” delle libere associazioni. La relazione analitica si fonda sull’amore per la verità, cioè su quel tipo di riconoscimento franco della realtà che “non ammette né funzioni né inganni”.

Data questa cornice, che l’analizzante deve autoimporsi, una seduta psicoanalitica è un’esperienza profonda tra due persone all’interno di un quadro relazionale più ampio (che include come terzo l’inconscio stesso) che, in una cornice specifica con delle regole esplicite concordate (il setting analitico), si trovano regolarmente per il raggiungimento di determinati obbiettivi attraverso il solo utilizzo della parola.

La qualità principe di uno psicoterapeuta è saper creare e mantenere una solida relazione terapeutica. Essere sensibili, attenti e saper generare fiducia è la condizione fondamentale che permette al paziente di percepire quello della terapia come un “luogo sicuro”, dove potersi esprimere liberamente, affrontando senza timori anche argomenti delicati, quali comportamenti autolesionistici o ricordi e pensieri di cui ci si vergogna.

Nel quadro della situazione analitica, l’analista si pone come figura assolutamente altra rispetto alle persone che il paziente ha incontrato nella sua vita, sfruttando il proprio ruolo o approfittandosi della propria autorità, ne hanno diretto, manipolato e direzionato il comportamento e le scelte: senza ricorrere a finzioni o manovre difensive, l’analista non fa altro che allearsi con la parte della persona che vuole conoscere la verità su se stessa e che lavora al fine di raggiungerla, contro un’altra parte di sè che “resiste” in quanto non ne vuole sapere nulla (e che quindi ripete in modo coatto attraverso lo schema disfunzionale). L’alleanza terapeutica, quindi, non è tanto con l’analista, quanto con l’analisi stessa, con la possibilità di associare liberamente come legittimazione a prendere autenticamente la parola per raggiungere un obiettivo determinato.

Il transfert

Se abbiamo indicato come all’interno della situazione analitica, oltre all’analista e all’analizzante, si situi una terza figura, cioè l’inconscio che l’analista e l’analizzante continuano ad interrogare, questo non è senza conseguenze, in quanto l’inconscio domina e pervade ogni aspetto della vita senza che se ne abbia alcuna consapevolezza.

Il soggetto, all’interno della situazione analitica, è invitato dallo stesso funzionamento dell’analisi a tollerare l’ambiguità, l’incertezza, la frustrazione, la complessità e i conflitti che caratterizzano ogni relazione autentica. Si tratta di una capacità necessaria per favorire il cambiamento, poiché crea lo spazio per far emergere nel paziente e nel terapeuta stesso nuove direzioni e intuizioni. Anche l’incontro più conflittuale e sconfortante può avere un esito positivo se il terapeuta rimane dentro il processo invece che fuggire spaventato.

Allo stesso modo, l’analista è chiamato ad accompagnare pazientemente l’analizzante a cui viene lasciata la più completa libertà di spaziare e di raggiungere qualsiasi luogo del proprio mondo interno, individuando i conflitti, le resistenze e le contraddizioni, non solo tollerandole ma facendone buon uso all’interno del dispositivo analitico.

Costi

Tempo

Il lavoro analitico non conosce limiti di tempo prefissati.

In base ai propri tempi, diversi per ognuno, è il soggetto a stabilire la conclusione dell’analisi, qualora sentisse di aver raggiunto i propri obiettivi e un grado di autonomia tale da poterli mantenere. Se la psicoanalisi opera a partire dal particolare legame che si viene a creare fra l’analizzante e l’analista, lo scopo dell’analisi è quello di permettere alla persona di utilizzare il tempo che serve per rendersi progressivamente indipendente, anche dalla stessa figura dell’analista. Avendo a suo modo fatto proprio il processo analitico, può continuare da sola.

È necessario sgombrare il campo da alcuni falsi miti: non è affatto detto, per esempio, che una psicoanalisi efficace debba durare necessariamente anni: un analista non può (e né ne ha interesse) trattenere un paziente oltre o mandarlo via prima del tempo necessario.

Denaro

Quanto all’impegno economico, una singola seduta di psicoanalisi oggi costa quanto una qualsiasi altra psicoterapia, sebbene il percorso complessivo possa durare più a lungo, diventando nel corso del tempo più oneroso.

I costi di una qualsiasi cura tendono ad essere avvertiti via via come insostenibili, se non danno un corrispettivo in termini di benefici percepiti come risposta a quello che un paziente riconosce come la vera domanda, che è alla base di ogni cura: quella di poter stare meglio a livello della “causa” di una sofferenza e non del sintomo che essa produce come effetto secondario.

Da questo punto di vista, se pure i costi monetari dei farmaci o di una serie di terapie brevi possano sembrare più abbordabili di quelli di una psicoanalisi, molte più perdite avrà il soggetto in termini di scarsa utilità o praticabilità, di effetti collaterali o iatrogeni, di intossicazione da consumo prolungato di psicofarmaci. Mettendo in rapporto la durata, i costi e i benefici, la psicoanalisi, se pure non è la terapia più economica è sicuramente la più conveniente sul piano dei benefici e dei risultati che permette di conseguire in maniera efficace, duratura ed autentica.

Impegno nel lavoro

A coloro i quali desiderano candidarsi ad un’analisi è richiesto un impegno particolare dal punto di vista energetico e psicologico, che può durare anche molto tempo prima di vedere risultati stabili ai livelli più profondi della personalità (il tempo necessario, dopo anni e anni di stasi e inibizioni mentali). La psicoanalisi è un investimento fondamentale per migliorare la qualità dell’esistenza e sostenerne le difficoltà lungo tutto l’arco di vita della persona, per questo i benefici ottenuti attraverso un’analisi compensano di gran lunga i costi affrontati per sostenerla.

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